Fiducia distribuita

Questo paradigma di “fiducia distribuita” e, come dicono alcuni, “garantita dalla tecnologia” permette in definitiva l’identificazione sicura di tutte le modifiche operate su di un “blocco” di informazione, in quanto ogni blocco mantiene tutte le informazioni per ogni modifica apportata mentre ognuna di queste modifiche – per essere valida – deve essere approvata da una qualificata maggioranza dei nodi della rete.

La tecnologia BlockChain viene spesso identificata con il protocollo Bitcoin (o più generalmente “criptovalute”) in quanto la possibilità di avere una entità univoca e, di fatto, non falsificabile assegna intrinsecamente un “valore” a tale entità, in analogia al valore nominale di una banconota. Nonostante che i due concetti siano spesso sovrapposti, anche perché al momento BitCoin è la principale applicazione BlockChain, è fondamentale sottolineare che il protocollo Bitcoin è stato sviluppato on top of della tecnologia BlockChain e che quest’ultima, garantendo la autenticità e mantenendo la tracciabilità di ogni singola transazione, può avere importanti applicazioni nei più diversi settori civili, finanziari ed industriali.

Negli ultimi anni infatti, anche in ragione del consolidamento della tecnologia stessa, le applicazioni   che la utilizzano si stanno moltiplicando e appaiono di particolare e crescente interesse quelle legate alla protezione del diritto di autore. Numerose start-up si stanno infatti occupando di applicare la tecnologia BlockChain alla protezione del diritto d’autore, in particolare per la cosiddetta net-art e,     più in generale, per le opere d’ingegno rilasciate su piattaforma digitale per le quali può essere particolarmente difficile risalire all’autore. Nel mondo digitale, in cui la duplicazione e l’alterazione dei contenuti possono essere effettuati a costi irrisori, la pirateria informatica si sta rivelando il nemico principale degli editori tradizionali e dei broadcaster in genere. Secondo le ultime rilevazioni (2017), la pirateria costa, all’anno, 686 milioni di euro solo in Italia, agli editori tradizionali.

Considerando anche la delocalizzazione delle piattaforme digitali, è sempre più difficile, se non impossibile soprattutto per un piccolo autore, ottenere le royalties relative alla riproduzione dei propri contenuti sui tali canali. L’uso della tecnologia BlocChain, consentendo quindi la tracciabilità, l’attribuzione univoca ed impedendo alterazioni indesiderate potrebbe quindi consentire una remunerazione più sicura per gli autori, favorendo d’altra parte la produzione di contenuti e la loro diffusione.

In relazione a questa problematica è importante riportare come nel 2016, Spotify ha dovuto pagare una multa di 25 milioni di dollari all’Associazione nazionale degli editori musicali degli Stati Uniti per un caso di royalties non pagate. La giustificazone di Spotify è stata di non avere avuto i dati necessari per risalire ai legittimi beneficiari ma, dopo questo episodio, ha acquisito la startup newyorkese Mediachain Labs, che ha sviluppato tecnologie basate sulla blockchain, per attribuire la paternità di un’opera d’arte e per remunerare in modo trasparente il diritto d’autore anche in funzione dell’effettiva fruizione di questa opera (es. il numero di download).